SALVATORE GIUNTA ARTE

Andrea Romoli Barberini

Salvatore Giunta, cantore dell’impalpabile e dell’ombra

 

2010

2015_tagli d'ombra_o 00312 0216_10.jpeg

L’artista si racconta alla vigilia della sua personale alla Biblioteca Angelica di Roma

 

Alla vigilia della mostra La poetica del segno, curata da Bruna Condoleo presso la Biblioteca Angelica di Roma (dal 18 maggio al 5 giugno), Salvatore Giunta tira un primo bilancio sul 2010, un anno che lo ha già visto protagonista con due importanti mostre nella capitale, Tagli di luce e nuovo spazi, alla Stamperia del Tevere (a cura di Ivana D’Agostino e Mario Lunetta) e Sculture d’ombra, presso lo studio Arte Fuori Centro (a cura di Loredana Rea).

 

S.G. “Le mostre sono sempre un banco di prova importante per un artista. Certo, il 2010 è stato fino a questo momento un anno piuttosto intenso, almeno in termini di attività espositiva. Per me che opero nel solco di quella cultura visiva nata da esperienze fondamentali quali il Neoplasticismo, il Bauhaus, l’avanguardia russa, una mostra è qualcosa in più di un semplice momento per ribadire, in quest’epoca di grande e indifferenziata indifferenza, la sopravvivenza e lo sviluppo di una linea di ricerca. Facendo di quelle nobili esperienze il presupposto del mio lavoro, ho cercato, nel tempo, di approfondire un’indagine votata alla riduzione della gravità della materia, della plasticità, del volume. Quindi dopo aver utilizzato cemento, legno,bronzo ed altri materiali, ho cercato di portare le mie opere al massimo grado di leggerezza o, se preferisci, a volume zero.”

 

Credo sia proprio questo il tema da te proposto alle mostre presso la Stamperia del Tevere e lo Studio Arte Fuori Centro...

 

S.G. “Esattamente. Quello mostre rappresentano proprio questo traguardo della mia ricerca, ovvero la percezione ambigua tra il bidimensionale e il tridimensionale, tra i pieni e i vuoti reali e illusori. Un discorso che avevo presentato inizialmente alla Stamperia del Tevere sia con la cartella di incisioni Tagli di luce nonché con la serie delle compressioni a secco, tecnica mista su base calcografica con le quali ho cercato le diverse possibilità che la tecnica mi offriva per esaltare certe proprietà della carta. Quelle proprietà che consentono di ottenere effetti prossimi a quelli dello sbalzo. Da questi fogli usciva il positivo e il negativo, il liscio e il ruvido, segni di diversa profondità in grado di generare, occupare e definire lo spazio. Con la successiva applicazione di carte particolari o intervenendo sui fogli con tracce minimali, a pastello o con un segno di vernice, mi accorgevo che lo spazio prendeva vita, si qualificava attraverso i segni.”

 

La tua è quindi un’indagine sulle diverse valenze del segno, inteso non soltanto come materia e quindi volume, ma anche come negazione della materia stessa.

 

S.G. “Mi interessa molto, in questi ultimi tempi, quello che definirei un ‘segno mentale’. Che poi è il nodo centrale del lavoro da me esposto allo Spazio Fuori Centro con l’installazione delle ombre. Quell’opera è un sorta di discorso ambiguo tra un elemento geometrico, piramidale, la sua ombra reale, alimentata da un gioco di luci, e altre ombre illusorie, da me tracciate sul muro. Un gioco che si evidenzia spostando l’angolazione delle luci che, nel cambiare la collocazione delle ombre reali, esalta l’ambiguità tra le proiezioni dell’oggetto vere e quelle false. Questo lavoro in certa misura è lo sviluppo di un altro, Espansione (2004), progetto di modifica angolare. Un’opera pensata come spazio/aria, ovvero un lavoro fatto su un angolo che mutava la sua ampiezza perché pensato quale ambiente pneumatico ed elastico. In entrambi i casi, il mio interesse è stato quello di lavorare con una materia che quasi nega se stessa, perché impalpabile: l’ombra. l’aria”.

 

Veniamo alla mostra prossima, quella alla Biblioteca Angelica di Roma: cosa proporrai?

 

S.G. “All’Angelica la curatrice ha voluto tracciare un percorso suggestivo tra alcune mie opere che più di altre hanno un legame con la poesia. Quindi il nucleo centrale sarà dato da alcuni miei libri d’artista che contengono componimenti di poeti contemporanei quali Tomaso Binga, Franco Falasca, Mario Lunetta, Lamberto Pignotti, Vito Riviello, Carla Vasio. Tutti autori che sento molto vicini alla mia sensibilità. La Vasi, che è una studiosa di cultura nipponica, è autrice di un haiku, un particolare componimento poetico semplice ed essenziale, che ho inserito nel mio ultimo libro d’artista, Il tempo... in bilico, esposto alla mostra “Rigorosamente libri...” presso la Galleria della Fondazione del Banco del Monte di Foggia. La mostra presso la Biblioteca Angelica sarà quindi incentrata sul binomio parola e immagine. Saranno esposte una sessantina di opere su carta e su tavola di diversi formati, oltre ad alcune piccole sculture. Un percorso articolato che va dal 1980 ad oggi e che credo evidenzierà l’estrema coerenza della mia ricerca”.

 

in Archivio, a.XXII, n.6, 2010